I manifesti pubblicitari e la seta

Nel romantico e operoso Ottocento italiano, la produzione di seta si intrecciò con la nascita e lo sviluppo dei manifesti pubblicitari. Un legame insolito tra mondi apparentemente distinti e distanti: scopriamo insieme come si è creato e per quale motivo il connubio inaspettato tra commercio, arte visiva e comunicazione.

Un nuovo strumento per promuovere l’industria serica

Con la crescita delle industrie e l’espansione del commercio, i produttori iniziarono a comprendere il potenziale della pubblicità come strumento per accrescere la notorietà delle loro attività e aumentare le vendite. Anche i setifici e gli istituti bacologici.

Fino ad allora, la pubblicità era limitata principalmente a piccoli annunci sulla quarta pagina dei quotidiani, ma con una produzione sempre più significativa, divenne indispensabile per l’industria serica trovare modi innovativi per promuovere i prodotti e raggiungere nuovi mercati.

Così, molti produttori di seta e istituti bacologici si rivolsero agli artisti per creare manifesti pubblicitari accattivanti e grafiche personalizzate. Questi manifesti venivano stampati sui giornali oppure esposti nelle città, oltre che in fiere e mostre internazionali, per attirare l’attenzione del pubblico e dei potenziali acquirenti sia nazionali che stranieri.

Diversi modi di comunicare

È interessante notare come la figura femminile assunse un ruolo centrale e predominante nella rappresentazione delle realtà produttive di Ascoli Piceno, all’epoca uno dei più importanti centri dell’industria serica in Europa. Le donne venivano raffigurate sia come figure eleganti e aggraziate, avvolte nella seta e danzanti, sia come lavoratrici impegnate nello smistamento delle foglie di gelso, necessarie per nutrire i bachi da seta.

Questo dualismo rifletteva un duplice approccio di promozione: da un lato si attirava il consumatore evidenziando l’aspetto estetico e lussuoso della seta, dall’altro si sottolineava l’importanza e l’impegno delle donne nell’industria serica.

I manifesti realizzati dagli stabilimenti produttivi di Vittorio Veneto (TV), altro centro di eccellenza per la bachicoltura, dimostravano invece un approccio più diretto e focalizzato sul prodotto stesso. Le immagini di bozzoli serviti su un piatto da portata, di bachi che si trasformano in farfalle e le riproduzioni minuziose dei bachi da seta erano enfatizzate da testi che sottolineavano la qualità e il pregio della selezione. Lo scopo era chiaro: comunicare le caratteristiche uniche della seta prodotta in questa zona.

Questi differenti modi di comunicare riflettevano l’esigenza delle aziende di promuoversi e distinguersi nel mercato, cercando di catturare l’interesse dei consumatori in modi diversi: sia attraverso l’emozione e la suggestione, sia presentando informazioni concrete sul prodotto.

Un filo che unisce

Nell’Ottocento, la crescita della produzione di seta e l’espansione della pubblicità si sono quindi intrecciate, poiché l’industria serica ha fornito una base solida per l’evoluzione della pubblicità e, allo stesso tempo, la pubblicità ha aiutato a promuovere ulteriormente il settore.

L’uso dei manifesti pubblicitari contribuì a rendere l’industria della seta italiana ancora più nota e apprezzata in tutto il mondo, favorendo ulteriormente e a lungo il suo sviluppo e la sua prosperità.

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